L'incontro con il montagnanese

Ezzelino

La figura di Ezzelino da Romano, feroce e temuto condottiero ghibellino, incrocia per la prima volta la storia del Montagnanese nel 1210, quando giunge a Este al seguito del padre, Ezzelino II detto “il Monaco”, in un’incursione contro il Marchese d’Este. Da giovanissimo si distingue già per coraggio e abilità militare. Anni dopo, nel 1238, ormai potente alleato dell’Imperatore Federico II e signore di buona parte del Veneto, assedia Montagnana: i suoi nemici vi avevano trovato rifugio. Un’eroica sortita degli abitanti incendia la torre d’assalto più alta, e Ezzelino, sfuggito a stento alle fiamme, è costretto alla ritirata, non prima di lanciare il suo celebre monito: “Verrà il tempo in cui i vivi invidieranno i morti”. Tornato nel 1242, riesce a conquistare e incendiare Montagnana. Edifica allora il celebre mastio di Porta Padova, ancora oggi visibile.

Ezzelino III da Romano

La fine del tiranno

Solo nel 1256 Montagnana si libera dal giogo ezzelino. Le truppe locali si uniscono a Padovani e Vicentini in una battaglia nei pressi di Villanova: Ezzelino viene disarcionato ma riesce a fuggire. Nel 1259, nel tentativo di conquistare Milano, viene tradito dal Marchese Pallavicino, ferito e infine muore a Soncino per una cancrena. La sua morte segna la fine di un’epoca. Si apre un nuovo capitolo per i territori da lui dominati, celebrato da molte città con feste popolari e Palii, tra cui quello di Montagnana.

Ezzelino III da Romano

Ezzelino: storia, potere e leggenda

Discendente di una famiglia di origine tedesca, Ezzelino III da Romano fu uno degli uomini più potenti dell’Italia nord-orientale nel XIII secolo. Divenne Vicario Imperiale nella Marca Trevigiana e dominò un ampio territorio che includeva Padova, Verona, Vicenza, Treviso, Ferrara, Rovigo e parte della Lombardia. Comandante spietato ma stratega brillante, usò il terrore come arma politica. Fu oggetto di una campagna di demonizzazione soprattutto da parte della Chiesa, che ne temeva il potere: si parlava di astrologi di corte, arcieri saraceni, torture e crudeltà inaudite. Per fermarlo, Papa Alessandro IV indisse addirittura una crociata.

Ezzelino III da Romano

Il “figlio del demonio” e il peso della memoria

Attorno a Ezzelino fiorirono racconti terrificanti: si diceva che fosse nato da un patto col demonio, che avesse fatto accecare prigionieri, murare mendicanti, uccidere senza pietà. Anche la missione pacificatrice di Sant’Antonio fu vana. Alla sua morte, il popolo scatenò un’ondata di vendette: suo fratello Alberico fu torturato e la sua stirpe sterminata. L’apertura delle carceri, come la Torre di Malta a Cittadella, mostrò l’orrore del regime ezzelino. Ezzelino divenne così per sempre “il figlio del Demonio”, simbolo di tirannide e crudeltà, ma anche figura centrale e controversa della storia medievale italiana.