a cura di Alberto Costantini

“il Costume Medievale”

 

Uno dei momenti più suggestivi del Palio di Montagnana è senza dubbio la sfilata storica attraverso le vie della Città in festa, fra due ali di spettatori, incuriositi dalla varietà e dalla bellezza dei costumi.

Come in tutte le cose, però, c’è sempre il saputello che osserva: “si, ma il taglio dei capelli non corrisponde….. l’elmo, nel XII secolo, era un po’ diverso… l’abito di quella dama non dovrebbe essere così lungo…..”. Spesso, intendiamoci bene, il nostro ipercritico è un amante del mondo medievale, e in molti casi ha perfettamente ragione; è infatti proprio a lui che vorrei dedicare queste righe, partendo da un’importante distinzione, quella fra il corteo del Palio ed una ricostruzione storica.

La rievocazione di un episodio del risorgimento, dell’epoca napoleonica o della guerra di secessione, si caratterizza per la precisione filologica, quasi maniacale, dei particolari. Chi vi si dedica è gente che passa il suo tempo libero a documentarsi; la forma mentis non è molto diversa da quella degli appassionati di modellismo, che si servono di riviste specializzate, curate da personaggi a livello universitario, per non sbagliare colori, stemmi, tipologia di armi dei loro figurini. Quanto ai film “storici”, ricordiamo che nello staff è sempre compreso un consulente storico. Tutto questo, allo scopo di guardarsi dal pericolo sempre in agguato: quello dell’anacronismo.

Cos’è l’anacronismo?

Beh, possiamo rispondere così: consiste nell’attribuire ad un periodo qualcosa che allora non poteva esserci. L’anacronismo più ingenuo, e storicamente meno pericoloso, è quello formale, ad esempio, l’orologio al polso del legionario nel famoso film Scipione l’Africano, o gli scarponi chiodati del guerriero scozzese in Braveheart: lì la colpa non è dello storico, e neppure del regista, ma della sbadataggine della comparsa.

Esistono dei maniaci che, anziché godersi in santa pace il film, si delettano ad analizzarlo e sviscerarlo per rilevarne le incongruenze: dalle pannocchie di mais nell’anno mille, alle staffe o i ferri di cavallo che talora appaiono nei film ambientati nella Roma antica, e poi particolari di armi, divise, ambienti, che in genere sfuggono al comune mortale.

Il corteo del Palio, presumo di qualsiasi palio, non potrà mai arrivare a questo grado di precisione, e questo per una serie di buoni motivi. In primo luogo, il nostro palio rievoca la cacciata di Ezzelino (metà del ‘200), ma anche quella degli Scaligeri (metà ‘300); le bandiere che sfilano sono estensi, ezzeliniane imperiali, carraresi addirittura eneziane; molte armature rispondono a tipologie presenti in periodi differenti; gli abiti in dotazione, accumulatisi in 25 anni di attività, spesso rispondono a mode di diversi periodi.

Scartata quindi un’irraggiungibile rispondenza storica perfetta, credo che qualunque abito, arma, armatura, collocabile grosso modo fra il 1250 ed il 1405, potrebbe andare bene per il corteo del Palio.

È un compromesso, lo riconosco, ma comunque un compromesso onesto ed in fin dei conti accettabile.