...una sfida a cavallo tra storia e fiaba

"Cenni storici"

 

Nella foto il portatore di Gonfalone è il Maestro Martinelli
Nella foto il portatore di Gonfalone è il Maestro Martinelli

 

Ogni anno, nel verde vallo medioevale attorno alle mura di Montagnana, si celebra, sospeso tra storia e fiaba, il rito del Palio: una corsa tra parte delle dieci Comunità dell’antica “Sculdascia” montagnanese, che vede a confronto dieci fantini in una prova emozionante ed entusiasmante, dove abilità, forza e intelligenza sono doti indispensabili per vincere. Il “Palio” era una tra le più tipiche feste italiane in epoca medievale: si trattava della più diffusa manifestazione popolare con cui si festeggiava un avvenimento particolarmente significativo per tutta la Comunità e consisteva, per la maggior parte, in corse di cavalli. La trama del “Palio dei 10 Comuni” ha uno svolgimento assai complesso, che segue la tortuosità e l’aggrovigliarsi delle vicende storiche del territorio.
Originariamente, con tutta probabilità il Palio si celebrava, similmente a Padova, a Ferrara e a Verona (quest’ultimo citato anche da Dante nel 15° canto dell’inferno: “…e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde”), a ricordo della liberazione dalla tragica tirannide di Ezzelino III Da Romano, il Vicario nella Marca Trevigiana dell’Imperatore Federico II di Svevia. Ezzelino, la cui figura ancora oggi precede la festosa gioia del Palio, era un uomo dalle decisioni rapide e drastiche che seppe con indubbia perizia militare e astuzia, estendere il suo dominio da piccolo feudo di Onara, nei pressi di Bassano, a tutto il Veneto, parte dell’Emilia e della Lombardia. Ma la sua era la lotta in un’epoca destinata a piegarsi di fronte all’emergere dei Comuni e all’economia mercantile. Morì nel 1259, a Socino d’Adda, di cancrena per una ferita riportata mentre si preparava ad attaccare Milano. La sua morte fu accolta con gioia prorompente dalle popolazioni che s’immaginavano, ora, un futuro di pace e di tranquillità: a Padova e Ferrara, a Montagnana e un pò in tutte le terre che gli furono sottomesse s’indissero feste, tra cui primeggiavano, appunto, i Palii. Ma ben presto i vincitori vennero in disaccordo quando si trattò di dividersi i possedimenti ezzeliniani: nel Montagnanese alla Signoria della Casa d’Este succedette il Comune di Padova, e poco dopo a Padova subentrò la Signoria dei Della Scala di Verona. Nuove guerre incendiarono le campagne ed i castelli. Il Montagnanese si trovò al centro delle contese tra gli Scaligeri ed il Comune di Padova, dove si era affermata la famiglia dei Da Carrara. A ricordo della dominazione scaligera è rimasto il culto a S. Zeno, cui è dedicata una chiesa in Montagnana, mentre la presenza padovana viene rimarcata dal culto di S. Fidenzio e S. Antonio: una contesa che non tralasciava, quindi, neppure il sottile gioco psicologico. Il 3 agosto 1337, tuttavia, le truppe veronesi di Mastino Della Scala, poste al comando di Guidoriccio da Fogliano, furono definitivamente sconfitte, proprio sotto le mura di Montagnana, dalle schiere di Marsilio Da Carrara. Questo fatto comportò la definitiva determinazione dei confini:
Padova al di qua del fiume Fratta, e Verona al di là. Ma non fu facile per i Carraresi, che vollero fare di Montagnana la cerniera delle difese a Ovest, affermarsi nella città turrita: ai Marchesi d’Este non si era mai sostituito concretamente un altro potere e la nostalgia per gli antichi Signori era forte. Ben due Capitani Carraresi, inviati per organizzare le difese della città, furono uccisi dagli abitanti: uno in un agguato notturno e l’altro durante una sommossa popolare. Del Palio di Montagnana si tornò a parlare solo dopo i due conflitti mondiali, dopo che l’Italia era diventata una Repubblica e si era all’apice della “ricostruzione”. Nel 1952, infatti, un gruppo di cittadini diede vita ad un Comitato, presieduto dal Sig. Nerino Pescarin che portò alla disputa di un Palio tra le contrade di Montagnana e di un altro Palio tra alcuni Comuni del territorio. Il Palio delle Contrade fu vinto da S. Zeno, ma sorsero tali animosità tra le contrade, aggravate anche da un incidente occorso ad un fantino, che la festa venne lasciata ricadere nell’oblio. Nel 1977 fu fondato un nuovo Comitato, che comprendeva persone di tutto il Montagnanese, allo scopo di celebrare il Palio fra parte di quei Comuni, che gia nel XIII sec. formavano la Sculdascia Montagnanese dall’insegna rosso-nera. Il
14 agosto dello stesso anno fu disputato il Palio dei 10 Comuni, festeggiato con la vittoria del Comune di Merlara. Da quel giorno, ogni anno, si è corso il Palio. Nel 1981 la data della corsa venne spostata da agosto a settembre, per la necessità di conciliare la festa del Palio con le esigenze della vita odierna. Per forza di cose il percorso è stato cambiato ed ora si corre nel vallo, con il rosso delle mura a far da cornice in uno spazio che ricorda il Circo Massimo delle sfide romane; ma i premi e lo spirito del Palio sono rimasti immutati, a cementare una cultura ed una realtà ancora viva. Vi partecipano le genti del Montagnanese per contendersi un primato e il “Pallium”, panno scarlatto impreziosito dall’opera di un Maestro pittore contemporaneo. Importanti artisti hanno celebrato la manifestazione con una loro opera come Annigoni, Zancanaro, Murer, Santomaso, Sassu e molti altri ancora. Il Palio si distende ad abbracciare tutto il territorio in mille sfumature. Variopinti costumi, rulli di tamburi, librarsi di bandiere e nitriti di cavalli danno vita a quella splendida e originale celebrazione, propria della cultura di questa terra, che è la corsa del Palio 10 Comuni per una sfida a cavallo tra storia e fiaba.