Michela Battistella nasce pittrice ma, per sua stessa ammissione, vive questa attitudine con poca convinzione; è piuttosto attratta dalle forme e dai volumi ma non sente il sacro fuoco della scultura.
Passa così qualche anno occupandosi di fotografia in bianco e nero, di moda e di grafica finché un giorno, felice incontro, si imbatte in un telaio e se ne innamora.
Non senza difficoltà, si procura testi e manuali di tessitura introvabili in Italia e per qualche tempo si immerge nello studio di tecniche e pratiche classiche di tessitura specializzandosi nell’uso del telaio a quattro licci.
Fa ricerca storia nel territorio riproponendo la memoria della tessitura della canapa e riproducendo antichi disegni della tradizione veneta.
Sperimenta per l’industria e tiene corsi di tessitura per adulti e bambini.
Nel tempo, la pratica della tessitura la arricchisce di varie esperienze e l’interesse dell’artista si focalizza sempre più sulla sperimentazione; si concentra su materiali inusuali come metallo, plastica, carta, materiali che rende docili e malleabili realizzando sculture, arazzi e sospensioni.
La fiber-art è da tempo il mezzo espressivo più consono al suo linguaggio, ogni sua opera è un racconto, una narrazione che nasce dall’intreccio fra trama e ordito, che diventa pensiero e si realizza nel manufatto dichiarando la sua idea di cambiamento.